MASTRO SANTI DEL SERE

BOTTEGA SCUOLA RICONOSCIUTA DALLA REGIONE TOSCANA

Cenni sulla tarsia settecentesca

Con l’inizio del settecento, lo stile Barocco, che fu lo stile predominante nel XVII sec., si trasforma nell’esaltazione delle forme decorative nel Barocchetto o Rococò. Nei primi anni del secolo il mobile perde la rigorosità nella struttura e assume forme slanciate e involute, grazie soprattutto ad una decorazione che si basa su motivi di svolazzi, ghirigori, riccioli e conchiglie. Nel primo settecento è ancora l’intaglio la tecnica predominante, ed arriva all’apogeo dell’eccesso e del virtuosismo in questo periodo.  L’intarsio nel XVIII sec. compare nel mobile con legni pregiati e particolarmente raffinati come il palissandro, il legno di rosa, il violetto, il noce d’india, ecc. 
In questo periodo si perfeziona la tecnica del taglio del legname, con l’utilizzo di legni pregiati che non potevano essere sprecati, sia per il costo che per la rarità; gli spessori dei piallacci potevano variare da 1mm. ai 3 mm. a seconda della necessità. 

Il tronco era segato manualmente e dovremo aspettare gli inizi del XIX sec. per ottenere listrature più sottili, attraverso l’utilizzo dei primi macchinari per la tranciatura del tronco. La listratura si adattava benissimo al mobile settecentesco, che era costruito di un ossatura di legno povero e possedeva forme mosse e molto accentuate poi rivestito con impiallacciature di legni pregiati che si prestavano al meglio per le curve e le bombature del mobile. La tarsia usufruiva dell’impiallacciatura usandola per ottenere delle policromie più complesse con la tecnica dell’intarsio a incastro, oppure di tagli particolari dei legni (a fetta di salame o a lisca di pesce) creando delle decorazioni, che caratterizzarono questo periodo storico. 
Nel corso del settecento, con la fine dell’epoca del Rococò e l’avvento del Neoclassicismo lo stile dei mobili (e di conseguenza la tarsia) cambia genere, passando dai motivi di ceste, riccioli, conchiglie e ghirigori, alla riscoperta delle forme classiche. Nella (figura 10) piccolo tavolo rotondo realizzato da G. Maggiolini. 
I soggetti trattati in questo periodo riprendono scene mitologiche, fantasie architettoniche, tutti temi che riprendevano spunto dal mondo classico, grazie all’interesse sul ritrovamento relativi agli scavi di Pompei. 
Massimo esponente del gusto Neoclassico nell’ambito della produzione del mobile lombardo fu Giuseppe Maggiolini che portò la tecnica della tarsia a eccezionali risultati sia per la bravura dell’esecuzione sia per la qualità del disegno che gli era fornito dai più validi artisti del tempo attivi a Milano, come Andrea Appiani, Giocondo Albertolli e Giuseppe Levati. Altra area geografica dove si ebbe un uso importante della tarsia, fu il napoletano, in special modo a Sorrento dove nel corso del 1800, eccelsi intarsiatori riuscirono ad ottenere risultati, con l’ausilio di ritocchi acquerellati e a china, di considerevole rilevanza. 
Con la fine del periodo Neoclassico non abbiamo più avuto un interesse specifico per la tarsia; questa tipo di arte, anche se sempre usata, non ha trovato fino ad oggi un posto di rilievo nella decorazione in genere. 

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