La copia filologica e la riedizione critica applicata al restauro.

Gli allievi che frequentano l'Istituto d'Arte di Anghiari per studiare e conoscere le tecniche costruttive e decorative applicate al mobile ricostruiscono in laboratorio le copie filologiche.
Le nozioni apprese ricostruendo fedelmente un manufatto servono, a poter capire più approfonditamente con un analisi dettagliata e scientifica l'oggetto e a programmare un intervento di restauro.

Come esempio ho preso da campione una cassettina nuziale toscana del XIV secolo, intarsiata alla certosina con la tecnica a toppo.
Su questo manufatto è stato approntato uno studio filologico di ricostruzione scientifica che si è basata su informazioni sicure che l’oggetto ci ha potuto rivelare per la parti riguardanti il fronte e i fianchi intarsiati, senza fare delle ipotetiche supposizioni, dato che i motivi incrostati si potevano leggere con chiarezza senza incorrere in arbitrarie ricostruzioni.
La copia filologica inoltre è servita a far rivivere il manufatto nella sua, quasi completezza, invece di intervenire con un restauro traumatico sull’originale immettendo più tessere ricostruite di quelle originali.


La riedizione critica è nata dalla necessita di spingersi più in avanti scavalcando le impostazioni restrittive della filologia riproponendo delle situazioni, sempre corredate da documentazioni tratte da altri tipologie di stessa epoca di manufatti, che possano far rivivere il mobile nella sua completezza anche se non del tutto basata su informazioni sicure.

Nella foto copia filologica della cassetta certosina, dove si può capire una ricostruzione scientifica basata su informazioni certe. Infatti possiamo notare che il piano o la cornice sono state lasciate senza la decorazione intarsiata, perché nel originale non si rilevavano dei riscontri scientifici da poter risalire con certezza alla presunta completezza iconografica.
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