STORIA DI UN MOBILE PREMIATO
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Pino Giorni detto il sor re foto a lato Pino al tornio Aveva un colorito color ferro, non so per la carnagione o per le polveri
del prezioso metallo che gli si depositavano in faccia durante le sue
lavorazioni, la domenica era però di carnato chiaro ma !. Frequentare il sor re non era un compito facile entrare nella sua simpatia dipendeva da molti fattori, il saper capire le cose al volo,essere figlio o conoscente di persone che a lui andavano a genio, o come ho già detto per simpatia.
Io, forse presumo, avevo due carte importanti da giocare, una era quella che il mi babbo era stato da giovane l'apprendista prediletto del babbo di Pino e poi le cose che mi diceva di fare le compivo con impegno e con una certa attitudine, quindi mi ha sempre trattato come un suo allievo di bottega. Infatti mi insegnava di tutto a misurare con il calibro il centesimale, i rapporti delle pulegge, come si usava un tornio meccanico, la saldatura e tutto quello che gli passava per la testa me lo diceva come fosse il mio maestro di bottega.
foto a lato: i meccanici di Anghiari: da sinistra: il mi babbo, Lodovico Magi, Tonino, Agolini Nilo, Giuseppe Gioni e in basso Mario Senesi in una foto risalente alla cena del 13 dicembre 1960 in occasione
della festa della patrona dei meccanici santa Lucia
L'aneddoto che ricordo con molto piacere si riferisce ad un episodio
che mi piace ricordare di questa figura veramente stravagante. Infatti
un giorno il sor re mi venne a cercare per restaurare una bella cassaforte
di proprietà del Vescovo di Arezzo. Pino doveva aggiustare le serrature
e a me mi dette l'incarico di ripulire la parte esterna di ferro rispettando
il più possibile la patina originale. |