La colorazione dei legni.
L'arte di colorire il legno risale ad un tempo molto lontano,
infatti si ritiene che essa fosse conosciuta dagli Egiziani ed anche
dai Persiani. Con la nascita della tarsia pittorica, l'uso della tintura
venne rivalutata dagli intarsiatori rinascimentali per rendere le tarsie
più vicine all'effetto pittorico. La coloritura si otteneva facendo
bollire le tessere che componevano la tarsia in speciali composizioni
colorate. Questo procedimento fu sviluppato dai maestri intarsiatori
rinascimentali, che arrivarono a risultati eccezionali. Sicuramente
il maestro più noto rimane fra Giovanni da Verona indicato da
Vasari ne Le vite quale inventore della tintura dei legni.
Il
Vasari scrisse: fra Giovanni Veronese, che in esse (le tarsie)
fece gran frutto, largamente le migliorò, dando vari colori a'
legni con acque e con olii penetrativi, per avere di legname i chiari
e gli scuri variati diversamente, come nell'arte della pittura.
Questa interpretazione del Vasari è sicuramente erronea , in
quanto furono i Canozi da Lendinara a riprendere per primi questa tecnica
usandola per gli intarsi del coro della Basilica di S. Antonio a Padova
nel 1462.
Purtroppo ricettari dei componenti delle soluzioni usate per le tinture
non ci sono pervenute e quindi resta difficile decifrare quali sostanze
usassero gli intarsiatori rinascimentali. Sicuramente adoperavano vari
prodotti vegetali o sostanze come gli arsenici insieme a solfuro di
ferro o rame che, combinati fra di loro reagivano dando origine alle
colorazioni volute, ma che si ignora la loro composizione. Le prime
ricette descritte si hanno a partire Solo dal 1701, un certo
Plumier di Lione pubblicò un libro intorno (all'arte del tornitore)
nel quale citò una formula per colorire il legno in nero.