La sua impostazione molto aperta al confronto e alla discussione su
i problemi politici del periodo; i suoi riferimenti ideali non necessariamente
alternativi, ma rivolti alla consapevolezza e alla responsabilità
di comportamento che ogni individuo deve avere nei confronti della società,
erano la predominante del suo insegnamento.
Ricordo con piacere questo aneddoto.
Durante una lezione di plastica, noi allievi alquanto discoli per non
dir peggio, facevamo casino come al solito; chi fumava sotto
banco, chi guardava qualche rivista osé, chi dava noia alla ragazza
di turno, chi tirava le palline di creta (questo era lo sport più
gettonato della lezione). Insomma una classe modello.
Il professore, visto l'andazzo poco serio e comunque insostenibile,
non minacciò con una nota, né cercò d'imporsi.
disse: o smettete o io me ne vado.
Vista la nostra predisposizione per la confusione se ne andò.
Fu la medicina santa; questa modalità sensibilizzò
la classe che da quel giorno si adeguò un po' più alle
esigenze della lezione. 
la mia classe
Alla fine di quell'anno scolastico, mi invitò per l'estate a
frequentare il suo laboratorio artistico. Francamente, conoscendo la
specializzazione del mio insegnante, credevo che mi insegnasse a modellare
la creta o a creare sculture. Invece mi dette dei ferri suoi di seconda
mano per la
lavorazione dell'intaglio su legno. Scoprii che il professore per strappare
il lunario come prima attività intagliava, e poi per diletto
creava sculture. Intanto faceva supplenze a scuola.
L'intaglio mi è sempre piaciuto. Infatti il laboratorio che frequentavo
più assiduamente a scuola era proprio quello, ma lavorare su
pezzi che dovevi consegnare per poi riscuotere qualche soldo era tutt'altra
cosa.
Quanto ho sudato, non per la fatica ma per la difficoltà di questo
mestiere, che comporta una capacità innata. Se non si ha la predisposizione
difficilmente si riesce a migliorare nel tempo.
La
mia permanenza nella stanza del professore (perché era una stanza,
adibita con un tavolo da intaglio a laboratorio) durò per un
anno o poco più.
Dopo circa un anno me ne venni via perché la piccola stanza era
diventato un laboratorio un po' inflazionato da ragazzi che conoscendo
la disponibilità dell'insegnante, si erano aggregati al gruppo.
Questo creava al professore una situazione difficile, io capii il problema
e feci una stanzina nel fondo delle legne a casa mia.
foto del prof.Gianfranco Giorni al lavoro
Poi ci fu l'anno della leva militare, e quando tornai il lavoro dell'intaglio
non abbondava molto. Mi venne l'idea di sentire mio zio Gnaso, tipico
artigiano vecchio stampo restauratore di mobili, chiedendogli
se mi avesse potuto tenere in bottega ad imparare il mestiere del restauratore
di mobili. Devo dire che ho imparato più in sei mesi dal mio
zio che in sei anni di scuola, anche se per onestà devo pure
dire che gli insegnamenti scolastici mi avevano comunque dato una formazione
più sofisticata e la conoscenza del disegno in tutte le sue applicazioni.