Venendo da una scuola attrezzata al meglio per il tempo, e dove si incominciava a parlare di computer che facevano i disegni in tridimensionale, mi sembrava di ritornare ai vecchi tempi.
Con questo non voglio dire che tutti gli artigiani del paese erano rimasti, come si direbbe, un po' indietro, ma era una caratteristica accentuata di mio zio un pochino tanto “tiratelo” nelle spese e per il motivo che essendo pensionato non doveva sottostare agli obblighi di legge.
A dire il vero anche da bambino piccolo la mia mamma, quando ci aveva da fare, mi portava a passare qualche ora ogni tanto in bottega dal mio zio e mi ricordo che la bottega era comunque sempre organizzata in questa maniera, anche se al tempo dei miei ricordi fanciulleschi il mestiere lo professava d'artigiano in piena regola.
A parte l'ambiente molto pittoresco, il rapporto di bottega era vivibile anche se non mancavano da parte del mio precettore i confronti con la formazione scolastica, dove si lavorava con mezzi più moderni. Era solito dirmi che tutti i somari sono buoni a lavorare con le macchine. Infatti il lavoro manuale era l'elemento predominante, per forza di cose, di bottega, così imparai a segare con la sega a telaio, a piallare con il piallone e a usare i mezzi manuali di quotidiana amministrazione.
Questo non bastava comunque a farmi rivalere sulla mia provenienza da quella scuola che come ho già accennato non era ben vista né dagli artigiani né da una parte di abitanti di Anghiari, i quali consideravano questa istituzione una alternativa per ragazzi poco inclini allo studio. Insomma una soluzione di ripiego rispetto a scuole più difficoltose. Anche se mio zio era critico con la formazione scolastica, quando aprii bottega per conto mio, si ricredette nei miei confronti;in fondo io conoscevo il disegno e lui no. Questo era il valore aggiunto che la natura mi aveva dato, ma gli riusciva difficile tener conto della maggiore scientificità e completezza che una formazione scolastica ti poteva dare.

Gnaso nella sua bottega